Prima che l’uso della ragione si
affacciasse nel mondo, l’uomo aveva necessità di rapporti con la comunità di
uomini e la Natura.
Il legame con la comunità veniva
instaurato grazie ad una prassi, che sarebbe diventata Tradizione ed infine
cultura. Proprio perché soggetta all’identità dell’uomo, poteva facilmente
cristallizzare o peggio scomparire sotto i colpi di una cultura dominante
straniera.
Più difficile apparve instaurare
un rapporto proficuo con la Natura, perché diversi erano i fenomeni naturali
difficili da comprendere. Vennero in aiuto le varie religioni, che utilizzarono
i miti per spiegare e motivare
l’incomprensibile. Ad esempio, l’uomo sapeva che occorreva la pioggia perché
gli alberi fruttificassero e il dio della pioggia divenne anche simbolo della
fertilità terrestre. L’uomo non si limitò a comprendere i fenomeni, volle
provare ad influenzarli con dei riti propiziatori, che non sempre apportavano
buoni risultati.
Ciò che unisce la Tradizione ed i
Miti è che entrambi servono a dare risposte all’esigenze personali dell’uomo e
collettive della comunità, e come tali diventano proiezioni dell’inconscio.
Ripetere un aspetto della Tradizione e celebrare un rito diventano strumenti
per relazionarsi con l’inconscio.
Anche la Massoneria usa la
Tradizione ed i Miti. Anche la Massoneria li considera strumenti per dare
risposte alle nostre domande, li usa per soddisfare l’esigenze personali e
collettive, ma con un fine diverso perché il Massone ha necessità di
relazionarsi con i fratelli (comunità) e con se stesso (Natura). Per farlo usa
il rituale che mescola la Tradizione ai Miti, cioè rinnova quegli atti ed
accadimenti che servono alla conoscenza del Mito, della conoscenza stessa
necessaria per raggiungere il nostro inconscio e favorire la nostra perfezione.
In questo senso, durante il rituale il Massone viene proiettato in un momento
sacro in cui quell’avvenimento e quell’atto vengono ripetuti. Se il rito prova
ad influenzare l’esterno, il rituale serve ad influenzare noi stessi.
Senza fermarsi lì, perché il Massone
vive di Tradizione anche fuori dal rituale, dove ogni suo pensiero, ogni sua
azione, ogni barlume di lucidità devono sempre essere incanalati nel solco
dettato dalla Tradizione, affinché mai si parli di posteri, al massimo di presente.
Storicamente, inoltre, se la
ragione della filosofia greca ha rotto la sacralità del Mito, nella Massoneria
la ragione ha preservato il Mito,
considerandolo assieme ai simboli uno dei tanti strumenti per perfezionare noi
stessi. Anche perché è consapevole che il Massone vive tra due mondi. Se nel Tempio
potrà utilizzare i miti della Mitologia, nel mondo profano userà la ragione per
distinguere. Infatti, al di fuori del Tempio, il Mito assume un significato
diverso. È Mito ciò che è irraggiungibile, quindi esattamente l’opposto di quel
che accade all’interno del Tempio. Così per la Tradizione. Nel mondo profano,
la Tradizione è sinonimo di vecchiaia e di stantio, all’interno del Tempio il
Massone è per definizione Tradizionale, perché su di esso si sono stratificati
secoli di storia che rappresentano guida e bastone in ogni suo gesto.